Il mercato delle obbligazioni high yield è in forte espansione. Con rendimenti che oscillano tra il 5 e il 10% questa forma di investimento sta assumendo sempre piu’ spazio tra i risparmiatori e il mercato di riferimento è passato in pochi anni da poco piu’ di 50 miliardi di emissioni nel 1998 ad oltre 200 miliardi attuali. Vediamo dunque in cosa consistono, in questo breve articolo, le obbligazioni ad alto rendimento e quali rischi corre il risparmiatore.
Le obbligazioni high yield (ad alto rendimento) sono quei titoli di debito emessi sia da enti governativi sia da società private che a fronte di alti rendimenti incorporano rischi assai elevati, in relazione soprattutto alla possibilità che l’emittente possa dichiarare insolvenza durante la vita del titolo.
Generalmente vengono fatti rientrare in questa categoria le obbligazioni di emittenti il cui rating sia inferiore al giudizio di “tripla B”. A questo proposito giova ricordare le definizioni di Moody’s e S&P riguardo ai titoli con rating “doppia B” (quindi quelli con il giudizio più elevato all’interno del comparto high yield).
Moody’s: “… il loro futuro non può essere considerato una certezza… spesso le garanzie a fronte dei pagamenti di interesse e capitale possono essere molto modeste… l’incertezza della posizione caratterizza le obbligazioni di questa classe”.
S&P: “…in condizioni economiche avverse le obbligazioni corrono rischi significativi, che potrebbero condurre a una situazione di incapacità da parte dell’emittente di far fronte agli impegni finaziari relativi”.
Le “high yield” hanno dunque un contenuto di rischio decisamente elevato, ragion per cui investire in questi strumenti richiede molte accortezze. È necessario, infatti, un approfondimento dei fondamentali della società emittente simile a quello richiesto per un investimento in azioni. In particolare, occorre valutare se i flussi di cassa che verranno generati e l’accesso a eventuali finanziamenti saranno tali da garantire i pagamenti delle cedole e il rimborso del capitale a scadenza. E’ consigliabile, inoltre, per gli stessi motivi, ricercare un livello di diversificazione molto elevato costruendo un portafoglio con un numero di titoli tale per cui nessuno abbia un peso percentuale eccessivo sul totale. Le obbligazioni high yield sono spesso obbligazioni corporate ma negli ultimi tempi la crisi finanziaria ha “spostato” in questa categoria anche numerosi titoli di stato.
In generale tutti i bond high yield, pur avendo le caratteristiche di altri titoli obbligazionari, in termini di rischiosità andrebbero considerati a tutti gli effetti come delle azioni. Investire in questi titoli significa assumersi una maggiore fetta di rischio. Per chi volesse investire in questa tipologia di obbligazioni e non sia in possesso delle informazioni o delle competenze necessarie, è consigliabile che lo faccia attraverso strumenti collettivi (Fondi o Sicav), che possono garantire il necessario livello di approfondimento di analisi e di diversificazione dei rischi. Ovviamente, nella scelta del fondo occorre tenere in considerazione fattori come: la performance storica del gestore (sia in termini di rendimento assoluto sia di volatilità) e i costi di gestione e/o sottoscrizione.
Diversificare e ancora diversificare – E’ sempre buona regola non concentrare l’investimento su pochi titoli ed emittenti. È necessario, infatti, privilegiare sempre una buona diversificazione per evitare che il problema non previsto di una singola società possa pregiudicare l’intero investimento. Se davvero si vuole entrare nelle high-yield bisogna poi preferire strumenti liquidi, dove la possibilità di vendere e comprare sia accessibile anche in fasi di elevato stress di mercato. Queste regole basilari sono tanto più vere nel caso di uno strumento volatile come sono le obbligazioni high-yield.
Mercato in crescita – E’ comunque uno strumento interessante sia per i risparmiatori che per le imprese. Con la crescita della volotalità nell’azionario molti risparmiatori stanno infatti sostituendo ormai gli investimenti in azioni con le obbligazioni, tradizionalmente piu’ stabili e sicure, senza comunque sacrificare un rendimento apprezzabile. Il credit cruch degli ultimi anni inoltre sta spingendo sempre piu’ le aziende, anche quelle piu’ piccole, a trovare nuove fonti di finanziamento alternativo a quello bancario stretto ormai nella morsa dei requisiti di Basilea 3 e nella crisi dei debiti sovrani.